IL SAX AI MATRIMONI...

All’ultima cena di fine stagione, uno dei nostri ragazzi ha raccontato un episodio surreale, che purtroppo non è così raro.

Stava lavorando in una location di pregio, dove per l’aperitivo era prevista “una violinista spettacolare” — almeno secondo il wedding planner.

Lei arriva, elegantissima, e la prima cosa che dice è:

“Mi raccomando, mettimi l’effetto.”

Già qui ci siamo guardati tra colleghi… perché chiunque abbia un minimo di esperienza sa che esistono centinaia di effetti diversi, e ognuno cambia completamente il suono dello strumento.

Allora lui, gentilmente, chiede:

“Che tipo di effetto usi di solito? Riverbero, delay, qualcosa di specifico?”

E lei, con aria sicura: “L’importante è che sia armonico.” (Che, per i non addetti ai lavori, è un po’ come andare dal parrucchiere e dire “fammi qualcosa di bello”.)

A quel punto, il nostro amico ha capito che l’artista era forse più esperta di look che di tecnica.

Il resto dell’aperitivo? Lei girava tra i tavoli, schiacciava “play” su una base mp3, suonava qualche melodia sopra, poi tornava alla postazione per cambiare brano.

Nessuna attenzione al volume, al contesto, alla qualità dell’ascolto. Nessuna interazione reale con l’ambiente.